Sibilla significa: "modo di conoscere la volonta di Dio", è una figura mitologica, sia greca che romana.
Era la principessa che prediva il futuro, i vaticini le davano sempre ragione, hanno avuto modo di confermare le sue predizioni, la sua fama fu talmente grande che tutte le profetesse furono chiamate Sibilla.
Presso i greci e i romani, la Sibilla era la profetessa
invasata da Apollo che faceva da tramite tra dio
e l'uomo; le più famose erano quella Cumana
in Italia e la Delfica in Grecia.
Nella mitologia greca e romana la Sibilla è amata da Apollo che le concede di vivere
tanti anni quanti granelli di sabbia potevano racchiudere il palmo della sua mano a
condizione di trasferirsi nell'isola di Eritra (Sibilla Eritrea), o a Cuma (Sibilla
Cumana) e non rivedere mai più la terra del suo luogo di origine, e visse molti anni ma quando i suoi conterranei le spedirono una
lettera sigillata con argilla, la sibilla rivide la terra del suo paese e subito morì.
Le Sibille erano donne dotate di poteri divinatori concessi loro dal dio Apollo, vergini, ma la verginità non esclude la gravidanza, esse infatti si univano al dio ricevendo il “pneuma”, afflato amoroso che le rendeva gravide del vaticino ovvero l’ oracolo per coloro che ne facevano richiesta.
E’ interessante il loro modo di
oracolare ai guerrieri che chiedevamo se sarebbero mai tornati a casa. Nella mediazione ebraica s’interpretava la Sibilla come annuncio della fine della Roma imperiale.
Virgilio descrive nel VI libro dell'Eneide, l'aspetto tremendo della Sibilla quando,
invasata e squassata dalla potenza di Apollo, risponde alle domande poste da Enea,
giunto all'antro cumano per interrogarla e al quale essa spalanca le porte dell'Ade.
La sacerdotessa cumana è certo una delle figure più affascinanti e di lunga durata dell'antichità.
Già nel VI secolo a.C. era noto lo speciale rapporto che legava la Sibilla
di Cuma alla Roma monarchica, la sacerdotessa infatti si recò
personalmente dal re
Tarquino Prisco per offrigli una raccolta di oracoli redatti su foglie di palma
in esamitri greci, che solo dopo ripetute esitazioni vennero acquistati dal re.
I libri sibillini principalmente vennero gelosamente conservati nel tempio di
Giove Capitolino e poi vennero trasferiti in età augustea nel tempio d'Apollo
sul Palatino, dove potevano essere consultati soltanto in occasioni di estrema
gravità
da un preposto ordine sacerdotale.
La figura della Sibilla non rimane sempre la stessa, alcune volte veniva descritta
con aspetto grottesco, tra questi ricordiamo la descrizione di Petronio sulla
longevità della Sibilla, la raffigura come una vecchia decrepita e consunta,
da essere ridotta a un misero esserino rinchiuso in una bottiglia che invoca
disperatamente in greco Thanatos, la Morte, perché venga finalmente a
liberarla da una lunghezza di vita disperata, beffardo dono di Apollo, al quale
il dio non volle associare l'eterna giovinezza.
Da sempre l’uomo ha cercato di conoscere il futuro o di svelare verità inaccessibili,
per cui si è affidato alle arti divinatorie o alle profezie.
Nel corso dei secoli questa illusione lo ha indotto ad inventare e praticare
numerosi sistemi di divinazione : la veggenza, l’osservazione di fenomeni
naturali o di eventi straordinari.
I primi ad organizzare in maniera scientifica la ricerca di verità future
furono i Caldei, ai quali viene attribuita la costruzione dello Zigurat o Torre
di Babele per osservare più da vicino le stelle.
Si spiegherebbe così l’affluenza a questo monumento magico di pellegrini
di diversa provenienza i quali determinarono quella confusione chiamata "Babele
di lingue".
A conferma di questo istinto volto a svelare i segreti dell’avvenire c’è il
fatto che personaggi illustri dell’antichità
furono coinvolti in arti divinatorie.
Ricordiamo fra questi Pitagora e Virgilio.
Nella società ellenica il padre di tutte le dottrine profetiche era ritenuto
Orfeo ed erano famosi i Misteri eleusini.
Fra i tanti modi adottati nell’antichità
per predire il futuro ricordiamo la batracomanzia
che presumeva di cogliere messaggi significativi
dalle movenze di una rana, la alettriomanzia che
interpretava gli atteggiamenti di un gallo ammaestrato,
la piromanzia che interpretava i bagliori di una
fiamma, la gastromanzia che interpretava i rumori
intestinali, la capnomanzia che leggeva il futuro
nel fumo dei sacrifici.
La cosa incredibile è che molti Padri della chiesa ritennero che Dio si
fosse servito delle Sibille per annunciare la venuta del Redentore, tant’è che
queste profetesse sono state effigiate da molti artisti cattolici come Michelangelo
nella Cappella Sistina.
Da tutto ciò è facile capire quanto spazio vi sia, oggi come allora,
per la mistificazione e lo sfruttamento della credulità popolare, ma si
può altresì capire quale suggestione eserciti sugli individui l’illusione
di conoscere il futuro.
Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
(Dante Alighieri, Paradiso XXXIII, 64-66)
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